lunedì 12 maggio 2014

Tornare ad occuparsi della realtà: articolo 18 e partite IVA fittizie



Un mio vecchio articolo pubblicato su Lo Spiffero del 11 Maggio 2012 (http://www.lospiffero.com/ballatoio_stampa_432.html)


Quando la scorsa estate si ventilava il superamento dell’articolo 18, avevamo scritto di come i sindacati pensano ed agiscono come se vivessero in un mondo parallelo che in nulla coincide con la realtà. Ora abbiamo la cosidetta riforma del ministro Fornero che si pone nella stessa linea di irrealtà. A parte il pasticcio sul famigerato articolo 18 che francamente troviamo assurdo, la legge sulle partite IVA fittizie è veramente qualcosa di incredibile: può essere pensata solo da chi non conosce il mondo del lavoro.
Bisogna precisare, innanzitutto, che l’articolo 18 si applica alle imprese con più di 15 dipendenti e già questo non si capisce: il lavoratore della piccola impresa è un cittadino di serie b? In Italia patria delle piccole imprese, il famoso articolo si applica a ben poche persone e nella pratica ancora meno di quanto dicono le statistiche. Le grandi aziende in realtà non hanno problemi ad attuare licenziamenti di massa. Vi dice niente la parola esodati? Rimanendo nella cronaca locale, Intesa San Paolo ha mandato via un bel pò di dipendenti senza tanti problemi. Lo stesso De Benedetti ha dichiarato di non aver avuto problemi a licenziare. Facendo due conti, l’articolo 18 si applica alle medie imprese non sufficientemente grandi da aver un forte potere contrattuale. Tutto questo baillame per una percentuale minima dei lavoratori? E poi perchè le medie imprese debbono avere una legge diversa dalle altre? Sarà questo uno dei motivi che impediscono alle imprese di diventari grandi? Ciò può spiegare perchè alle grandi imprese non interessa molto dell’articolo 18; spiega perchè sia stato possibile un accordo fra Confindustria e i sindacati per sterilizzare l’articolo 8 della finanziaria del precedente governo che in qualche modo superava il blocco dei licenziamenti. In fondo, alle grandi imprese, fa comodo che alle medie venga impedito di crescere, in modo da non avere concorrenti.
Tornando alle partite IVA fittizie, trovandomi in quelle condizioni, un brivido mi ha percorso la schiena. Fortunatamente fra i tanti errori che si commettono nella vita mi ritrovo iscritto ad un ordine e la riforma non riguarda i professionisti e ho tirato un sospiro di sollievo. Qualcuno si chiederà se sono impazzito a preferire la precarietà alla stabilità. Purtroppo solo chi non conosce la realtà può pensare che una simile riforma possa portare alla stabilizzazione dei precari. Nella realtà ci sono imprese senza dipendenti e con soli collaboratori a partita IVA ed a progetto. Si può ragionevolmente pensare che una ditta possa assumere decine di dipendenti in un botto? O che grosse aziende che subappaltano il lavoro a microimprese abbiamo problemi a fare girare i fornitori di sei mesi in sei mesi? Solo se vogliamo credere alle favole possiamo pensare ciò. Tra l’altro, esistendo il subappalto del subappalto, è sufficiente far roteare gli ultimi anelli della catena per rispettare formalmente la legge e il collaboratore continuerà a svolgere lo stesso lavoro per anni. Il cliente finale chiaramente non si accorge di nulla e vede solo che la persona che desidera è sempre dove vuole lui. In più, in alcuni campi come quello informatico effettivamente si lavora su progetti eccetto per la manutenzione di applicativi esistenti. Fra i miei colleghi la paura è stata di diventare ancora più precari: finora si poteva sperare in contratti annuali, ora grazie alla Fornero non si può sperare oltre i sei mesi. Considerato che i contributi sui contratti a progetto sono maggiori potrebbe sembrare un modo surrettizio di trasformare le partite IVA in contratti a progetto per incrementare le entrate contributive e tenere in sesto i bilanci dell’INPS.
Tra gli effetti non desiderati, chi si trova ad iscritto ad un ordine, non sottostando alle nuove norme capestro, potrebbe acquisire un vantaggio su tutti gli altri lavoratori. Le aziende preferiranno un iscritto, che possono utilizzare senza il rischio di doverlo assumerlo, rispetto ai non iscritti. È giusto e desiderabile? Non è una distorsione del mercato? Con tutta sincerità al prossimo colloquio lo farà pesare. Non mi sembra giusto anche se mi agevola.
Come liberale vorrei che gli Stati si occuppassero di giustizia, esercito, polizia e in maniera limitata di opere pubbliche, purtroppo, invece, politici, sindacalisti e affini si intromettono pesantemente nelle nostre vite. Dato che ciò dembra inevitabile è lecito pretendere che conoscano la realtà di ciò che si occupano? Conoscere per deliberare diceva un famoso piemontese e non deliberare per conoscere.

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