Un mio vecchio articolo pubblicato su Lo Spiffero del 11 Maggio 2012 (http://www.lospiffero.com/ballatoio_stampa_432.html)
Quando la
scorsa estate si ventilava il superamento dell’articolo 18, avevamo scritto di
come i sindacati pensano ed agiscono come se vivessero in un mondo parallelo che
in nulla coincide con la realtà. Ora abbiamo la cosidetta riforma del ministro
Fornero che si pone nella stessa linea di irrealtà. A parte il pasticcio sul
famigerato articolo 18 che francamente troviamo assurdo, la legge sulle partite
IVA fittizie è veramente qualcosa di incredibile: può essere pensata solo da
chi non conosce il mondo del lavoro.
Bisogna
precisare, innanzitutto, che l’articolo 18 si applica alle imprese con più di
15 dipendenti e già questo non si capisce: il lavoratore della piccola impresa è
un cittadino di serie b? In Italia patria delle piccole imprese, il famoso articolo
si applica a ben poche persone e nella pratica ancora meno di quanto dicono le
statistiche. Le grandi aziende in realtà non hanno problemi ad attuare
licenziamenti di massa. Vi dice niente la parola esodati? Rimanendo nella
cronaca locale, Intesa San Paolo ha mandato via un bel pò di dipendenti senza
tanti problemi. Lo stesso De Benedetti ha dichiarato di non aver avuto problemi
a licenziare. Facendo due conti, l’articolo 18 si applica alle medie imprese
non sufficientemente grandi da aver un forte potere contrattuale. Tutto questo
baillame per una percentuale minima dei lavoratori? E poi perchè le medie
imprese debbono avere una legge diversa dalle altre? Sarà questo uno dei motivi
che impediscono alle imprese di diventari grandi? Ciò può spiegare perchè alle
grandi imprese non interessa molto dell’articolo 18; spiega perchè sia stato
possibile un accordo fra Confindustria e i sindacati per sterilizzare l’articolo
8 della finanziaria del precedente governo che in qualche modo superava il
blocco dei licenziamenti. In fondo, alle grandi imprese, fa comodo che alle
medie venga impedito di crescere, in modo da non avere concorrenti.
Tornando
alle partite IVA fittizie, trovandomi in quelle condizioni, un brivido mi ha
percorso la schiena. Fortunatamente fra i tanti errori che si commettono nella
vita mi ritrovo iscritto ad un ordine e la riforma non riguarda i professionisti
e ho tirato un sospiro di sollievo. Qualcuno si chiederà se sono impazzito a
preferire la precarietà alla stabilità. Purtroppo solo chi non conosce la realtà
può pensare che una simile riforma possa portare alla stabilizzazione dei
precari. Nella realtà ci sono imprese senza dipendenti e con soli collaboratori
a partita IVA ed a progetto. Si può ragionevolmente pensare che una ditta possa
assumere decine di dipendenti in un botto? O che grosse aziende che
subappaltano il lavoro a microimprese abbiamo problemi a fare girare i
fornitori di sei mesi in sei mesi? Solo se vogliamo credere alle favole
possiamo pensare ciò. Tra l’altro, esistendo il subappalto del subappalto, è
sufficiente far roteare gli ultimi anelli della catena per rispettare
formalmente la legge e il collaboratore continuerà a svolgere lo stesso lavoro
per anni. Il cliente finale chiaramente non si accorge di nulla e vede solo che
la persona che desidera è sempre dove vuole lui. In più, in alcuni campi come
quello informatico effettivamente si lavora su progetti eccetto per la
manutenzione di applicativi esistenti. Fra i miei colleghi la paura è stata di
diventare ancora più precari: finora si poteva sperare in contratti annuali,
ora grazie alla Fornero non si può sperare oltre i sei mesi. Considerato che i
contributi sui contratti a progetto sono maggiori potrebbe sembrare un modo
surrettizio di trasformare le partite IVA in contratti a progetto per incrementare
le entrate contributive e tenere in sesto i bilanci dell’INPS.
Tra gli
effetti non desiderati, chi si trova ad iscritto ad un ordine, non sottostando
alle nuove norme capestro, potrebbe acquisire un vantaggio su tutti gli altri
lavoratori. Le aziende preferiranno un iscritto, che possono utilizzare senza
il rischio di doverlo assumerlo, rispetto ai non iscritti. È giusto e
desiderabile? Non è una distorsione del mercato? Con tutta sincerità al
prossimo colloquio lo farà pesare. Non mi sembra giusto anche se mi agevola.
Come liberale vorrei che gli Stati si
occuppassero di giustizia, esercito, polizia e in maniera limitata di opere
pubbliche, purtroppo, invece, politici, sindacalisti e affini si intromettono
pesantemente nelle nostre vite. Dato che ciò dembra inevitabile è lecito
pretendere che conoscano la realtà di ciò che si occupano? Conoscere per
deliberare diceva un famoso piemontese e non deliberare per conoscere.
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