lunedì 10 agosto 2015

Il sistema pensionistico italiano

Persone più o meno giovani, con un lavoro più o meno precario, pagano fior di contributi per una pensione che non avranno, ma garantendo una pensione più o meno dignitosa ai propri genitori. Genitori che in molti casi avranno una casa di proprietà e soldi da parte e che mossi a pietà aiuteranno economicamente i figli precari. Dato che ogni passaggio ha i suoi costi di intermediazione, non sarebbe il caso di spezzare questo circolo vizioso? Riduciamo un po' le pensioni e contestualmente i contributi?
Il mio ragionamento per quanto fondato su verità, è ovviamente, all'ingrosso. Certamente non tutti i giovani hanno un lavoro precario, e non tutti i genitori aiutano i figli o hanno case di proprietà. Però rileva la presenza di insensatezze, per usare una parola gentile, nel welfare state italiano. Nei fatti, i precari garantiscono la pensione ai pensionati, il che non pare una cosa normale. Praticamene chi è più debole aiuta chi debole non è o non lo è stato. È necessario ridurre la pressione contributiva e fiscale, ma per fare ciò è anche necessario intervenire sulle pensioni. Tralasciando di intaccare le minime, non credo che sia così assurdo limare la pensione di chi è andato in pensione a 35-40 anni di età, per esempio, o chi ha goduto di contribuzioni figurative. Indubbiamente sono andati in pensione sfruttando le leggi esistenti, e razionalmente hanno fatto bene ad approfittarne, ma un'ingiustizia rimane comunque un'ingiustizia.

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