pubblicato su "Il
Legno Storto" il 15 luglio 2011;
di Vito Foschi
In questi giorni di turbolenze sui mercati con il
differenziale fra Bund e Btp ai massimi, e con il rendimento dei Bot al 3,67%
si è stati costretti ad approvare la manovra finanziaria in tutta fretta per
evitare conseguenze ben peggiori. Un aumento dei tassi interessi oltre a
causare un aumento dei costi di finanziamento del debito pubblico rischiando di
vanificare gli effetti della manovra provoca il deprezzamento del valore dei
BTP che debbono allinearsi al nuovo tasso. Questo aggrava i problemi delle
banche italiane grande detentrici di BTP. Di fatto si troverebbero nella
necessità di svalutare i titoli che hanno in pancia con le ovvie ripercussioni
sul valore delle loro azioni. Insomma un effetto a catena dagli effetti
quantomeno pericolosi.
In questo contesto si è inserita la discussione della
finanziaria e dell’ormai famigerato emendamento che introduceva l’art. 39 bis che
avrebbe abolito gli ordini professionali e liberalizzato il settore delle
professioni. Questo emendamento ha scatenato l’ira dei parlamentari avvocati e
notai appartenenti al Pdl che hanno minacciato di non votare la fiducia alla
finanziaria se non veniva bloccato il famoso art. 39 bis. A loro si sono
aggiunti i rappresentanti delle professioni minacciando scioperi e
stracciandosi le vesti per il fatto di essere stati equiparati alle imprese. Su
quest’ultimo punto, chiederei ai liberi professionisti se lavorano per la
gloria e non per portare la pagnotta a casa come tutti gli altri uomini e donne.
Al di là di considerazioni sulla necessità o meno
dell’abolizione degli ordini professionali, istituiti, non dimentichiamolo, dal
regime fascista, ed il Tea Party si schiera apertamente con l’abolizione e per
un sistema di libere associazioni in concorrenza fra loro, quello che colpisce
è la difesa corporativa ad oltranza. Nella situazione di emergenza che stiamo
vivendo in questi giorni, con il non tanto remoto rischio di default, colpisce
l’ostinazione degli ordini che antenpogono i loro interessi personali a quelli
del paese. Anche le opposizioni con tutti le giravolte del caso hanno in
qualche modo offerto la loro collaborazione di fronte all’emergenza. Invece
avvocati e notai di fronte all’emergenza cosa fanno? Minacciano di non votare
la manovra. Siamo ragionevoli e quindi capiamo la difesa corporativa, ma di
fronte al rischio di default, la cosa lascia sinceramente allibiti.
Infine l’emendamento è stato stralciato dalla finanziaria
ripiegando su una più generica riforma da fare più in là e questo la dice lunga
sul potere di interdizione degli ordini professionali. Questo fa nascere seri
dubbi sulla reale possibilità di fare una riforma degli ordini professionali.
Se di fronte al rischio default è prevalso l’interesse corporativo, in una
situazione normale cosa potranno fare Parlamento e Governo? Ci si chiede se il
Parlamento rappresenti veramente gli elettori o se sia solo una dipendenza
degli ordini professionali, perché di fatto hanno dimostrato un’enorme potere
di interdizione, in particolare avvocati e notai.
Considerato ciò, ci permettiamo di chiedere ai rappresentanti
di tali categorie di far approvare un emendamento per una sforbiciata alle
tasse, per l’eliminazione delle provincie ed infine, dato che le imprese fanno
loro orrore, per privatizzare Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Rai.
Concludendo, questo emendamento è l’emblema della situazione
italiana, dove il potere di interdizione delle lobbies blocca qualsiasi
possibilità seria di riforma lasciando sprofondare il paese sempre più nella
stagnazione economica e nei debiti.
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