Nella storia del cinema e nella cultura popolare italiana il personaggio di Fantozzi creato da Paolo Villaggio ha rappresentato un importante tappa. Fantozzi è un personaggio ambivalente alcuni lo amano alla follia, mentre altri lo detestano. Il perché di ciò è determinato dal fatto che il personaggio è insieme comico e tragico perché in fondo parliamo di un perdente. Chi si ferma agli aspetti comici non potrà che ridere a crepapelle, chi invece si ferma sul lato del lato del perdente non potrà che trovarlo irritante perché in fondo rappresenta un po' tutti noi che nella vita quotidiana non siamo dei vincenti. In qualche Fantozzi ripropone la divisione di Totò fra uomini e caporali con una maggiorazione di pessimismo. Questo il personaggio molto in breve, ma è interessante notare la nascita del personaggio con la trasformazione della società italiana.
Prima del boom economico del post secondo dopo guerra l'Italia era un paese contadino con qualche industria e gran parte della gente era impiegata in lavori manuali piuttosto pesanti. in agricoltura non esisteva la meccanizzazione e gran parte dei lavori era svolta manualmente così come nell'industria le prime macchine non presentavano l'ergonomia e la sicurezza di quella odierna. in breve, il lavoro manuale era piuttosto pesante e riguardava la gran parte della popolazione italiana. A fronte di questa massa di lavoratori manuali esisteva una piccola cerchia di quelli che oggi potremmo chiamare semplicemente impiegati, che nonostante la varietà di reddito che potevano avere erano accomunati dall'evidente fatto di non svolgere lavori pesanti e pertanto erano considerati a tutti gli effetti dei privilegiati. Anche il più umile impiegato con i suoi vestiti sdruciti era considerato fortunato rispetto al contadino che si spaccava la schiena in campagna.
A un certo punto questa situazione è cambiata, Con l'industrializzazione dell'Italia si è andata ampliata la classe impiegatizia e ancora di più con la nascita della società dei servizi in cui il settore terziario è diventato quello con il maggior numero di addetti. Contemporaneamente si è visto la riduzione dei lavoratori in agricoltura e il miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori manuali con l'introduzione delle prime norme sulla sicurezza e con uno sviluppo della tecnologia che ha reso sempre meno faticoso il lavoro umano.
Questa trasformazione si riflette nel personaggio di Fantozzi. Il lavoro di impiegato rimane sempre ambito perché genitori contadini o operai desiderano un'attività non manuale per figli, ma diventando diffuso, l'impiegato non rappresenta più una élite fortunata: l'impiegato è ormai un lavoratore come tutti altri. Qui si inserisce l'invenzione di Paolo Villaggio che coglie la trasformazione della società e ripropone in maniera iperbolica e surreale i cliché del padrone e del servo nel mondo ormai non più dorato dell'impiegato. In più si aggiungono gli elementi della modernità come la Megaditta a rappresentare le grandi aziende spersonalizzate in cui di dipendenti sono poco più che numeri, il mito dell'automobile all'epoca recente conquista popolare, i rapporti fra colleghi con i vari conflitti, gelosie o amicizie e così via.
In qualche modo Fantozzi descrive la proletarizzazione del ceto impiegatizio che passa da ceto privilegiato, almeno socialmente se non economicamente, a classe equivalente a quella operaia di cui si mantiene ancora distinta per tradizione nella mente delle persone, ma che non conserva nulla del prestigio e dell'autorevolezza del passato.
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